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lunedì 16 aprile 2012

Un Uomo Da Marciapiede (1969) by John Schlesinger


Midnight Cowboy (1969)
di John Schlesinger

John Voight (Joe Buck)
Dustin Hoffman (Ratso)
Sylvia Miles (Cass)
Brenda Vaccaro (Shirley)
Bernard Hughes (Towny)
Jennifer Salt (Annie)
John McGiver (Mr. O'Daniel)
Gilman Rankin (Woodsy Niles)


Esistono film entrati nella leggenda in ogni nazione in cui la distribuzione cinematografica funzioni decentemente ma il cui valore può essere compreso soltanto immedesimandosi negli occhi del paese di provenienza. Un Uomo Da Marciapiede è uno di questi: uno dei capostipiti della New Hollywood che doveva rilanciarsi abbracciando le nuove forme indipendenti lanciate dai "nemici" francesi che portò alla ribalta attori del calibro di John Voight e Dustin Hoffman per creare uno star system che rompesse definitivamente gli argini con gli anni più classici ormai economicamente decaduti.

"Mi piace Gary Cooper, peccato che sia morto>>, così dice una donna nel film intervistata in radio o dall'immaginazione del finto cowboy Joe Buck che, dopo aver lasciato i ricordi di sua nonna e la mediocrità di un lavoro da lavapiatti in un cafè del Texas, arriva a New York in cerca di fortune come gigolò. Una mediocrità che Joe si ritrova quasi a rimpiangere quando finisce senza soldi e senza un tetto dove stare, incappando in una serie di disavventure che gli fanno conoscere le amarezze e le difficoltà di una vita metropolitana sporca e ladra. Una vita che lo porta a conoscere lo zoppo Ratso, un reietto della società che vive di stenti in un appartamento occupato e rubacchiando qua e là grazie alla sua verve italoamericana, che prima lo frega spacciandosi da manager del sesso a pagamento e poi lo accoglie nella sua realtà povera e solitaria.

E così il nuovo corso del cinema americano soppiantava i miti del vecchio: i cowboy non erano più duri e buoni come John Wayne ma finocchi, a volte impotenti, New York non era più la metropoli delle opportunità, le case non erano decorate per supportare i caratteri soavi dei personaggi. Dal film di Schlesinger (londinese "doc") a Taxi Driver a Hardcore l'America perde la sua perfezione figlia della cultura ebraica che era alla base della storia di Hollywood, ma viene attaccata a stoccate di realismo proprio sulle sue ossessioni: i soldi che non ci sono, le opportunità che non ci sono, i sogni che vengono subito infranti. Come quando Ratso riesce, grazie all'unica violenza combinata da Buck su un innocente, a trovare il modo di arrivare in Florida, che non era la sua Florida sognata a occhi aperti fatta di giochi di gruppo, buon cibo, corse spensierate sulla spiaggia, ma quella in cui morirà a bordo del pullman senza neanche poggiarvi piede. La Florida che forse darà qualche chance in più al suo amico Joe.

Un Uomo Da Marcipiede ha lo stesso valore nel cinema americano che i romanzi decadenti avevano per gli inizi del novecento: racconta il malessere di una società finta e malata in cui le contraddizioni del libero mercato determina diseguaglianze sociali che minano la meritocrazia e lo spirito d'iniziativa. E lo fa con un tono del racconto soggettivista, con ripetuti flashback e visioni che permettono allo spettatore di fidelizzare con i personaggi. E' un film invecchiato molto bene pur con qualche fastidioso tic, specialmente nella scena in cui i due vengono invitati alla festa, un po' alla moda caleidoscopica di quegli anni. Grande colonna sonora.


VP