Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

lunedì 11 giugno 2012

Marilyn (2011) by Simon Curtis


My Week With Marilyn (2011)
di Simon Curtis

Michelle Williams (Marilyn Monroe)
Eddie Redmayne (Colin Clark)
Julia Ormond (Vivien Leigh)
Kenneth Branagh (Laurence Olivier) 
Pip Torrens (Kenneth Clark)
Geraldine Somerville (Jane Clark)
Judi Dench (Sybil Thorndike)
Michael Kitchen (Hugh Perceval)


Esistono film di regia e film d'interpretazione. Spesso i primi possono fare a meno di grandi attori e affidarsi completamente all'estro di ciò che la politica degli autori ci ha fatto considerare come il vero proprietario di un'opera audiovisiva: il director. I secondi del genio registico non sanno che farsene, o meglio la regia viene relegata a un ruolo di accompagnatrice alla prova dei grandi attori, le cui prestazioni non devono essere in alcun modo ostacolate da invenzioni formali capaci di distogliere le attenzioni su di esse. I film di regia molte volte sono dei capolavori, quelli di interpretazione un po' meno, o meglio hanno bisogno di fuoriclasse assoluti che sappiano bucare lo schermo in modo trascendentale.

Non sappiamo se la trentaduenne Michelle Williams (Land Of Plenty, Shutter Island) sia già una fuoriclasse: di certo la sua è la migliore Marilyn Monroe mai apparsa su uno schermo cinematografico, tanto affascinante, sensuale, provocante fino alla sublime irritazione da risultare vera. La sua incarnazione si fa beffe di Laurence Olivier (e di Kenneth Branagh che lo interpreta) sul set di The Prince and the Showgirl del 1957 e fa innamorare il giovanissimo terzo assistente alla regia che le starà dietro per tutta la sua trasferta britannica: quel Colin Clark che diventerà un ottimo documentarista e scriverà un'autobiografia proprio sui momenti magici che lo innamorarono della più grande star della storia del cinema. Persino Julia Ormond (che fa Vivien Leigh) e un fenomeno del ruolo secondario e del caratterismo come Judi Dench (Sybil Thorndike) si fondono nelle atmosfere pallide della Gran Bretagna. La stella indiscussa è lei: la Williams/Monroe. E al timone di questo racconto tanto lineare, da risultare banale se non fosse per Lei, non poteva che esserci l'onesto mestierante Simon Curtis, che niente inventa ma neanche fa danni.

Si sogna, anche in abbondanza.


VP