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giovedì 31 gennaio 2013

Caduta Libera (2010) by Nicolai Lilin



Caduta Libera (2010)
di Nicolai Lilin
edizione Einaudi (collana Supercoralli) - pag. 326
17,85 euro


Al termine di Educazione Siberiana il giovane Kolyma veniva convocato al servizio militare che dallo stato de facto della teoricamente moldava Transnistria lo avrebbe dovuto portare alle frontiere della Federazione Russa per dare il suo contributo alla nazione che sconfisse i moldavi e i rumeni nella guerra del '92 (nonché patria delle sue origini siberiane). Kolyma si ribellava e faceva di tutto per scappare dalla caserma e tornare nella sua casa di Bender, dove famiglia e amici avrebbero continuato l'epica transnistra ben raccontata in tutte le sfaccettature nel bel primo romanzo.

E invece il sergente, dapprima gentile e comprensivo, diventa una furia davanti all'educazione siberiana del ragazzo tanto da ordinare ai suoi uomini di inviarlo al campo di reclutamento dei sabotatori, per la seconda spedizione russa in terra nord caucasica (1999), dove i ceceni musulmani (ma anche i confinanti daghestani), aiutati ufficialmente dall'Arabia Saudita e in modo occulto dagli Stati Uniti, sfruttano le montagne di un paesaggio bellissimo per combattere la loro indipendenza dalla Grande Madre.

Inizia così la cronaca in prima linea di un guerra assurda, che fino alle accuse della martire assassinata Anna Politkovskaya era tenuta sotto la sabbia dal governo russo. Una guerra fatta di corpi flagellati da lanciagranate, mine antiuomo, vite spezzate da colpi di kalashnikov e fucili da cecchino, cadaveri legati a carrarmati per festeggiare la caduta dei nemici con tanto di colpi per aria per le strade di Grozny, addirittura una coppia di fidanzatini baltici pagati dai ceceni come mercenari. Una guerra sporca, violentissima quanto il Vietnam, che Kolyma vive con estrema freddezza accanto a compagni come Scarpa, Mosca e a un sergente reduce e mito della guerra in Afghanistan (anni '80) di nome Nosov.

Lilin sbatte in faccia al lettore battaglie su battaglie raccontando la violenza nei minimi particolari. E se in Educazione Siberiana illustrava quasi a mo' di saggio le usanze della sua comunità (in modo assai più pertinente), in questo caso spiega le dinamiche militari spaziando tra strategie di guerra, particolari delle armi, riti prima e dopo dello scontro, rapporto con un nemico che è tale solo per le scelte di chi sta in alto. Perché, come dice il sergente Nosov a un dubbioso Kolyma, "questa guerra è tutto un casino creato ad arte. Perché se vuoi rubare qualcosa in un negozio senza che nessuno se ne accorga, fa comodo che dentro quello stesso locale succeda il finimondo... noi siamo quelli che devono far casino".

La lettura è talvolta interessata e frenetica, talvolta ripetitiva. La sensazione che rimane al termine del romanzo è che l'autore abbia trascurato gli elementi più interessanti della sua avventura militare. Infatti al ritorno in Transnistria (le ultimissime pagine del romanzo) la vita di Kolyma cambia, preda di un disagio psicologico totale che lo rende un disadattato. Finisce quasi per rimpiangere la guerra, tanto infernale quanto vera, rispetto alla pace di un paese fatto di gente falsa e ipocrita, di polizia corrotta e tv spazzatura. E allora, abbracciando di nuovo un fucile in mano per colpire i vasi delle ville dei nuovi ricchi della regione moldava, Kolyma si chiede il senso della pace e delle vite umane, dei vincitori e dei vinti, dei compagni e dei nemici, sacrificate per essa.

Era un tema cardine per spiegare il conflitto ceceno, sicuramente più incisivo della mera descrizione di morti in battaglia (anche loro importanti): Caduta Libera sarebbe potuto essere la versione letteraria e russa de Il Cacciatore (the Deer Hunter) di Michael Cimino, che invece su questo versante spingeva con estrema ferocia e realismo.

Un'occasione mancata, che dispiace.


VP