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sabato 16 marzo 2013

Sinister (2012) by Scott Derrickson


Sinister (2012)
di Scott Derrickson

Ethan Hawk (Ellison Oswalt)
Juliet Rylance (Tracy)
Fred Dalton Thompson (Sheriff)
James Ransone (Deputy)
Michael Hall D'Addario (Trevor)
Clare Foley (Ashley)
Victoria Leigh (Stephanie)
Cameron Ocasio (BBQ Boy)


I titoli di testa fanno ben sperare: un piano fisso con quattro incappucciati legati a un albero a mo' di impiccaggione; lentamente, quasi con una certa leggerezza, l'esecuzione avviene grazie al taglio di un ramo che fa leva sulle corde.

Allora si spera che il regista ci racconti qualcosa di nuovo nell'ormai saturo universo dell'horror o che ci offra il solito quantomeno in modo più originale. E invece succede che il solito ce lo spariamo nel modo più scontato possibile, con un collage di elementi da cinema anni '80 e '90 a cui saremmo anche affezionati (quello che vedevamo da bambini in seconda serata su Italia 1 grazie alla serie estiva "Notte Horror" che ci rinfrescava puntualmente con qualche brivido) se non fosse che ce lo ripropongono sadicamente da vent'anni a questa parte.

D'altronde l'obiettivo è quello di portare più marmocchi americani possibili attratti da sangue/morte/acido muriatico; quelli che, grazie anche al sottoscritto che, ahimè, marmocchio non è più, decretarono il successo strepitoso di quella cazzata mortale (nel senso che ci si ammazzava di noia) di Paranormal Activity, terno al lotto vincente dell'ormai vergognosamente ricco produttore Jason Blum, vero e proprio esempio di meritocrazia americana che è dietro anche a questo film.

Grazie a Dio però stavolta c'è una trama, di quelle semplici, efficaci, raccontabili in poche righe e che fanno la vera felicità dei Jason Blum di tutto il mondo e della gran parte di pubblico pronto a invadere le sale e che non vuole sforzarsi di artifizi narrativi eccessivamente elaborati: uno scrittore famoso de romanzi de paura (uno Stephen King più sfigato con maglione grigio con le trecce) porta la sua famigliola in una villetta di provincia dove qualche tempo fa i protagonisti del suo nuovo lavoro sarebbero stati massacrati da un serial killer. Ovviamente la casa è infestata di strane presenze che sconvolgeranno anche l'equilibrio di mogliettina e bambocci disegnatori di pareti; per di più lo scrittore trova in soffitta uno scatolone di Super 8 con le registrazioni degli efferati omicidi.

Insomma provincia americana, snuff movies, soggettive dell'omicida di echi argentiani (Tenebre), bambini posseduti, fuga dall'incubo... indizi misteriosi nelle fotografie (Blow-Up?) e una guida al montaggio dei Super 8 che è l'unica cosa che davvero rimane del film.

Per il resto i soliti spaventi che non vanno a segno. Tanto sono telefonati... ormai per fare un cinema horror come si deve le uniche vie sono queste: o mostri tutto come faceva Hostel, o non mostri niente e lavori di sottrazione, o ti butti sul metalinguistico e sul simbolico. Scott Derrickson non non prende nessuna strada ma si impantana nel deja vu: e il destino del suo Sinister è quello di diventare un innocuo, scialbo, contenitore horror da seconda serata.


VP