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venerdì 22 marzo 2013

Spring Breakers (2012) by Harmony Korine


Spring Breakers (2012)
di Harmony Korine

Ashley Benson (Brit)
Vanessa Hudgens (Candy)
Selena Gomez (Faith)
Rachel Korine (Betty)
James Franco (Alien)
Gucci Mane (Archie)
Heather Morris (Bess)
Ash Lendzion (Forest)


Harmony Korine è stato lo sceneggiatore di Kids per Larry Clark, ottimo cineasta che viene dalla fotografia, salito alla ribalta artistica per la sua curiosità morbosa verso il mondo giovanile americano e i suoi problemi in un mondo in bilico tra sesso, dolcezza e orrore quotidiano. All'ombra del suo protettore Korine ha intrapreso una carriera registica che lo ha portato a ricalcarne le orme, virando leggermente verso un tono più favolistico: Gummo (1997) era l'epopea di un ragazzo con le orecchie a forma di coniglio che si aggirava tra i rifiuti della provincia statunitense esplorandone le logiche malate. Mister Lonely (2007) vedeva il sosia di Michael Jackson invitare a casa sua in Scozia la sosia di Marilyn Monroe.

Spring Breakers si dissocia quasi completamente dal taglio neorealista di Clark e schiaccia con decisione il pedale dell'iperrealismo, accostandosi molto alla poetica di quell'altro grande storyteller giovanile che è Gregg Araki. I colori della Florida in cui Faith, Candy, Brit e Cotty si rifugiano per il loro spring break (che nel mondo dei college americani è la settimana di pausa degli studi che coincide di solito con l'inizio della primavera) sono sgargianti e caramellosi come quelli del capolavoro dell'estetica anni '90 Nowhere (1997). Dunque si tratta dello stile e del linguaggio di Mtv sciolti nell'acido, in cui l'immoralità del mondo giovanile, che per sfuggire alla noia del campus universitario di provincia e guadagnare i soldi per lo sballo è in grado di compiere rapine e legare con gangster della east coast, viene fuori in tutta la sua violenza patinata che trova i suoi valori nel rispetto delle convenzioni sociali quasi tribali e nel mito americano, descritto dall'irriconoscibile James Franco (il boss Alien, scappato da scuola e unico bianco in un quartiere di neri, raffinatamente autodidatta nella sua cultura criminale) come estenuante ricerca del soldo facile.

L'intelligenza del regista è nel puntare con insistenza sull'ironia e sul paradosso: la voce off delle ragazze che mandano lettere a genitori e parenti descrivendo il loro spring break come un'esperienza unica fatta di belle conoscenze e bravi ragazzi (quando nel mentre scorrono immagini di violenze, alcol, droga e sesso) è il mezzo in cui Korine parla come meglio non potrebbe della ferocia del libero mercato in grado di plagiare le menti più ingenue. Indaga nella psicologia delle sue protagoniste (ma anche degli ambienti che le circondano) addentrandosi nell'intimità dei pensieri e bucando lo schermo con una serie di luoghi comuni portati alle estreme conseguenze.

Come nelle opere di Araki c'è una chiave spirituale, quasi parabolica, che decreta il destino dei personaggi (soprattutto per quanto concerne Faith, che grazie alla sua appartenenza a una setta cristiana riesce a fuggire in tempo dalle seduzioni di Alien), per mostrare, infine, i danni che ha fatto la blaxploitation nella già immorale società americana dagli anni '90 in poi, tra poster di Scarface, denti d'oro e look aggressivo di tendenza afro.

Finale assai poco credibile per un film forse in ritardo di una decina d'anni.  Interpretato da un cast di attrici scatenate che danno corpi (sublimi) e anime.


VP