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lunedì 26 agosto 2013

A Serbian Film (2010) by Srdjan Spasojevic


Srpski Film (2010)
di Srdjan Spasojevic

Srdjan Todorovic (Milos)
Sergej Trifunovic (Vukmir)
Jelena Gavrilovic (Marija)
Slobodan Bestic (Marko)
Katarina Zutic (Lejila)
Luka Mijatovic (Stefan)
Lena Bogdanovic (Doktorka)
Miodrag Krcmarik (Rasa)


Stavo preparando un articolo sui Festival, sulla loro (in)utilità, che forse pubblicherò poco prima della Rassegna Roma di novembre 2013. Curiosavo sulla robaccia che ancora, nell'epoca di Internet e della pornografia a portata di tutti, potesse sconvolgere e infiammare a suon di provocazioni un Festival.

Nel 2010 a Cannes, che è pur sempre la Rassegna più esclusiva del mondo, si è fatto tanto parlare di questo film serbo. Una roba porno-horror che ha turbato un po' tutti e spinto molti distributori a ostacolarne la diffusione. Oggi il film si trova su Youtube, tradotto coi sottotitoli in inglese: poteva esserci occasione migliore per vederlo?


Milos è un ex attore porno serbo famoso per le sue prestazioni potenti e durature; si è ritirato a vita famigliare con una bella moglie affettuosa e un figlio piccolo che inizia ora, anche grazie alla visione di un vecchio film del padre, a conoscere le "rotelline" della sessualità che sono dentro ognuno di noi. Purtroppo le ristrettezze economiche e la ricerca assidua delle sicurezze per un futuro tranquillo impediscono a Milos di rifiutare una proposta più che allettante da un nuovo artista della pornografia, una specie di filosofo delle immagini come se ne sono visti tanti nei softcore di qualche decennio fa.

In parole povere è l'inizio della fine, o meglio l'inizio del massacro, visto che davanti Milos si troverà una sorta di snuff movie incentrato su un nuovo genere per gli appassionati: il newborn.

Tra torture, stupri, rapporti pedofili persino ai danni dei neonati, il film di Spasojevic va ad aggiungersi alla tradizione degli splatter sensazionalistici la cui unica logica è quella di colpire lo stomaco e l'anima dello spettatore spingendo l'acceleratore del cattivo gusto. Il regista si diverte a varcare la linea del non filmabile, vorrebbe accostarsi a Hostel ma non ne possiede la costruzione dei personaggi e la lettura politico/sociologica.

In realtà il titolo del film, secondo il regista, farebbe riferimento all'atteggiamento delle istituzioni serbe verso il suo popolo, ma è una chiave di lettura pretestuosa e quasi completamente assente: peccato, perché inserendoci l'orrore razziale della guerra Jugoslava, fatta di pulizie etniche e vere stragi, il film forse avrebbe colpito nel segno anche se la furbizia commerciale di portare alle insopportabili conseguenze la mattanza avrebbe pur sempre fatto capolino.


VP