Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

martedì 17 settembre 2013

Cado Dalle Nubi (2009) by Gennaro Nunziante


Cado Dalle Nubi (2009)
di Gennaro Nunziante

Checco Zalone (Checco)
Dino Abbrescia (Alfredo)
Fabio Troiano (Manolo)
Peppino Mazzotta (Don Livio)
Raul Cremona (Roberto)
Ivano Marescotti (padre di Marika)


È stato il più mostruoso fenomeno della cinematografia italiana con oltre quattordici milioni di incasso e la consacrazione di Pietro Valsecchi a produttore di punta della Settima Arte peninsulare. Cosa mai avrà potuto attrarre un così vasto pubblico tanto da lasciare a casa i televisori spenti e accorrere alla sala grande? Un menestrello pugliese, una metà strada giovanile tra Apicella e Aldo Baglio, che racchiude in sé le aspirazioni artistiche e sentimentali di un sud arretrato dove l'omosessualità ancora non è stata sdoganata e le orecchiette non sono come quelle del supermercato, emigra a Milano in cerca di fortuna discografica a casa di un cugino gay. Con la sua ignoranza e incapacità di discernere un outing da un outlet si trova invischiato in covi di leghisti, comunità parrocchiali di recupero, una nuova fiamma e tutto il nazionalpopolare possibile per sganasciare il popolo dello stivale.

Come il Villaggio di Fantozzi, il Benvenuti di Ivo il Tardivo o le prime macchiette di Verdone, Checco Zalone è un disadattato; ma al contrario dei predecessori non presenta contrasti con gli ambienti che frequenta. È uno che non lotta bensì subisce passivamente i suoi esili equivoci plasmandosi il più possibile con ciò che lo circonda.

Il film che lo vede protagonista è tutto il contrario della grandezza distributiva; una storiella piacevole nella prima parte, e alla lunga superficiale, che ha le sue identiche caratteristiche, quelle che parallelamente (tra fiction e realtà) lo porteranno al successo. È istintivo, diretto, "splendidamente mediocre".

Ed è anche l'esempio più lampante di cosa il pubblico italiano, che un tempo tra una risata e l'altra rifletteva un discorso sociale, sia diventato dopo un'educazione quasi trentennale di pane e Zelig su Italia Uno.

È una commedia ma è tutto un grande dramma.


VP