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mercoledì 27 novembre 2013

Le Notti Bianche (1848 - 1957)

Le Notti Bianche (1848) by Fëdor Dostoevskij




Belye Noči (1848)
di Fëdor Dostoevskij
edizione Mondadori Oscar classici - pag. 105
8 euro


Un uomo sogna ad occhi aperti e trova su una delle passeggiate accanto alla Neva una ragazza mora con gli occhi neri, giovane, innocente e sensuale, che si strazia d'amore per un altro. Questo, l'anno prima, l'aveva lasciata con un appuntamento in quel preciso punto, vicino Nevsky Prospekt, ma ora di lui non c'è traccia: dopo averla sedotta corrompendo la zia miope a furia di libri e una serata all'opera, l'ex inquilino della sua abitazione partì per Mosca con la promessa di un matrimonio una volta rimpinguate le finanze. Per quattro delle famose notti bianche di San Pietroburgo il sognatore la desidera e la corteggia prendendosi anche un po' gioco di lei; un po' nascosto nella sua timidezza gioca tra l'amicizia disinteressata, la fiducia fraterna e i sentimenti covati in segreto finché non sembra fatta e Nasten'ka non decide davvero di abbandonare per sempre la sua promessa d'amore, finché l'amato non riappare davvero e per il protagonista è la fine del sogno.

Romanzo brevissimo di uno dei più grandi narratori slavi il cui racconto si snoda in una divisione geometrica e temporale di una narrazione in prima persona che coglie il senso di romantica decadenza della capitale dell'ex Impero Russo. Di San Pietroburgo Dostoevskij ci descrive poco, ma ne percepiamo l'umida eleganza grazie al rimbombo della vita tra i ponti e le strade che fanno da cornice sottratta alla penna dell'autore. La relazione non consumata tra il protagonista e Nasten'ka si chiude in se stessa per tutto il tempo del racconto fino al dolente finale combattuto tra l'amarezza del protagonista e la gioia di lei. Così il romanzo non solo racconta i sentimenti non corrisposti, ma diventa parabola del ruolo del destino assoluto padrone delle sorti umane.


Le Notti Bianche (1957) by Luchino Visconti



Le Notti Bianche (1957)
di Luchino Visconti

Marcello Mastroianni (Mario)
Maria Schell (Natalia)
Jean Marais (l'inquilino)
Marcella Rovena (la padrona della pensione)
Maria Zanoli (la domestica)
Clara Calamai (la prostituta)
Elena Fancera (la cassiera)
Angelo Galassi (un coinvolto nella rissa)


San Pietroburgo diventò Leningrado e la Russia una dittatura che non permetteva a nessun regista occidentale di girare in loco. Questo non scoraggiò Visconti di fare un film su un'opera letteraria che calzava a pennello per le sue ossessioni: l'amore desiderato e non corrisposto, l'atmosfera romantica, il finale amaro, tutte cose che avevamo già visto appena tre anni prima in Senso. Il protagonista di Dostoevskij diventa l'impiegato Mario ben interpretato da Mastroianni, la mora Nasten'ka diventa la biondissima Natalia interpretata dall'austriaca Maria Schell, la zia, l'amato, i libri regalati, l'opera sono gli stessi. La città diventa la proletaria Livorno, ricostruita in studio in modo plastico e appropriato per diventare un set teatrale filmato che restituisce l'intima malinconia del romanzo. Finale con la neve, forse per sottolineare ancora una volta la sensazione di dolorosa magia evocata dallo scrittore. Costi che lievitarono: doveva essere un film a basso budget, diventò un kolossal almeno stando alle parole di Suso Cecchi D'Amico che con Visconti firmò la sceneggiatura.

Il film è fedele e ha momenti altissimi, un po' incespica sulle emozioni dei due personaggi, che già nel testo letterario rischiavano di rimanere ingarbugliati nelle loro ossessioni, che si avvolgono su se stesse fino a disorientare e infine stancare lo spettatore. Ad ogni modo il film migliore per un materiale difficilissimo da affrontare.


VP