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mercoledì 11 dicembre 2013

Un Giorno Di Ordinaria Follia (1993) by Joel Schumacher

Tornano le recensioni su richiesta: questa volta è il turno di un anonimo che mi contatta per email e mi chiede cosa ne pensi di uno dei suoi film preferiti. Lo accontento al volo dopo averlo visionato di nuovo a distanza di quasi vent'anni.


Falling Down (1993)
di Joel Schumacher

Michael Douglas (William 'D-Fens' Foster)
Robert Duvall (Detective Prendergast)
Barbara Hershey (Elizabeth 'Beth' Travino)
Rachel Ticotin (Sandra)
Tuesday Weld (Mrs. Prendergast)
Frederick Forrest (Nazi man)
Lois Smith (Mrs. Foster)
Michael Paul Chan (Mr. Lee)


A Los Angeles fa caldo e il traffico è terrificante, si suda in macchina e si guardano manifesti con pubblicità ambigue di lavanderie. Un uomo in camicia e cravatta, e con una strana valigetta, lascia la vettura e prende la direzione dei quartieri ispanici; se la vede con l'avidità di un commerciante coreano, con gangsta latini che se la danno a gonfie vele e poi si vendicano malissimo, un manifestante lasciato col sedere a terra dalla banca di fiducia, un barbone che spara frottole pur di scroccare un dollaro, logiche commerciali dei fast food, un neonazista omofobo e infine con la mafia di inutili lavori stradali che paralizzano il quartiere. Tutto per arrivare in tempo al compleanno della figlia, forse per ucciderla insieme all'ex moglie che è terrorizzata da lui tanto da chiamare innumerevoli volte una polizia lavativa, che a sua volta chiede alla gente di votare per il "no" alla richiesta della contea di limitare le macchine blu. A risolvere il caso è un poliziotto in congedo preso di mira per una sua presunta pigrizia e con una moglie a dir poco petulante: un uomo che sogna di fuggire in un posto che si chiama London ma che non è in Inghilterra, bensì "un acquitrino chiamato lago" in Arizona.

Un'America disastrata, corrotta a più non posso, che diffonde i suoi batteri dal mare a Downtown fino a impazzire la gente; un'umanità alla deriva che vive immersa nelle speculazioni bancarie e nell'indifferenza del sistema privato capitalistico, il sistema che è l'origine del disordine, mentale e sociale di un personaggio, un Michael Douglas mattatore, che fa paura ma che è circondato da un cosmo straordinariamente più crudele.

I singoli elementi del film di uno dei peggiori registi dagli anni '80 a oggi sono potenti e le scene, prese una per una, sono memorabili e scavano nel razzismo e nella ferocia nascosta dalla morale di ognuno di noi. Il film nel complesso offre un inizio devastante, una presentazione dei personaggi ottima e un finale sul molo di Venice Beach decisamente all'altezza. Difetta nel ritmo, da metà sembra incartarsi sulla sua geniale idea di partenza e soffre di una mancanza di trovate registiche in grado di dare lustro al meccanismo narrativo.

Una delle opere più ricordate e rappresentative degli anni '90, comunque.


VP