Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

mercoledì 19 marzo 2014

Her (2013) by Spike Jonze


Her (2013)
di Spike Jonze

Joaquin Phoenix (Theodore)
Scarlett Johansson (Samantha voice)
Chris Pratt (Paul)
Rooney Mara (Catherine)
Amy Adams (Amy)
Matt Letscher (Charles)
Luka Jones (Lewman)
Laura Kai Chen (Tatiana)


Un fenomenale scrittore di corrispondenze s'innamora di un sistema operativo, che lui stesso chiama Samantha, in grado di emulare una voce e una sensibilità femminile. Lo sfondo è una Los Angeles popolata da gente che si sfiora senza neanche guardarsi e passa intere giornate a chiacchierare col proprio dispositivo mobile; in mezzo ci sono il divorzio con una ragazza sensibile e delicata, i ricordi magici dell'amore corrisposto e quelli pesanti dei contrasti e del termine dell'affinità, una predisposizione di lui a dimenticarsi degli appuntamenti, amici anche loro con i problemi, incontri al buio decisi dalla macchina, un avatar reale che accetta di prestare il proprio corpo a Samantha che nel frattempo ha crisi esistenziali.

Un Oscar per miglior sceneggiatura originale che, per l'appunto, di originale ha ben poco, visto che giusto un decennio fa Andrew Niccol presentò un film meno intimo ma che solleticava le stesse corde: S1m0ne con Al Pacino. Allora la macchina creava una biondissima star del cinema che salvava, mettendo allo stesso tempo a repentaglio, vita e carriera di un regista affermato. Oggi non ha sembianze visive, eccetto i desktop eterei dei computer, bensì la voce di Scarlett Johansson che, a dispetto delle recitazioni sottotono e della rarefazione statica della messa in scena, diventa la vera protagonista del film: due pedanti ore di conversazioni con tanto di patetici amplessi virtuali e una caratterizzazione dei personaggi che non va oltre la singola idea su cui l'opera si arrovella.

Spike Jonze è attratto dalle storie e dai dettagli stravaganti: Being John Malkovich (1999) era davvero un film fuori di testa e lì s'è fermato, ovvero da quando ha alzato l'asticella dell'ambizione cercando di intrufolarsi in territori quasi filosofici (pensiamo all'irrisolto Adaptation, in italiano Il Ladro Di Orchidee).

In questo caso il regista americano vorrebbe raccontare un'umanità completamente dipendente dalla tecnologia, che, oltre a raggiungere mostruosi livelli d'intelligenza, dell'uomo supera addirittura le capacità emotive. Ma se voleva pigiare il pedale sui problemi d'incomunicabilità e sulle paure per un prossimo futuro in cui i sentimenti vengono tenuti sotto controllo e le pulsioni sfogate nella solitudine, Jonze in realtà finisce involontariamente per parlare dell'invadenza della tecnologia stessa, presenza quasi onnipotente capace di intervenire negli ambiti che non le competono.

Un film destinato a essere superato, anche nel brevissimo.


VP