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sabato 6 luglio 2013

RISPOSTA A SELVAGGIA LUCARELLI SUL SUO EDITORIALE DI LIBERO DI MERCOLEDI' 3 LUGLIO 2013 (06/07/2013)

Non so chi sia Selvaggia Lucarelli e neanche mi interesserebbe: questa è la sua pagina di Wikipedia e tanto mi basta per etichettarla come personaggio da tralasciare. Il 3 luglio 2013 la suddetta signorina ha pubblicato su Libero (roba di destra, Feltri - Belpietro, insomma bocca buona, da public relation rampicante) un editoriale di quel cinismo all'acqua di rose, insomma un po' cattivello un po' simpatico, su Gnocca Travels, portale di viaggi e sesso che frequento da molti anni passivamente (ovvero senza essere né iscritto, né partecipe alle discussioni).

Da buon viaggiatore e conoscitore di ragazze di altri paesi, da amante e (ex) fidanzato, grazie anche ad alcune dinamiche descritte dagli utenti di quel sito, mi sono sentito in dovere di rispondere a Selvaggia Lucarelli e a tutti quelli che parlano di questi fenomeni con la superficialità del bacchettone ipocrita della media borghesia.


Il femminismo è cosa buona e giusta: tutela esseri solitamente più deboli di fisico dalla prepotenza e dagli istinti maneschi di una maschilità repressa e ignorante. Il femminismo ha portato le donne al voto e ha fatto in modo che Nilde Iotti accedesse alla presidenza della Camera Dei Deputati. Il femminismo ha vestito le giovani ragazze degli anni '60 con le minigonne, per la gioia dei maschietti e dei loro sogni erotici, in barba alle stantie convenzioni sociali di religiosità e sessualità ingessate.

Il femminismo diventa negativo quando al posto di equilibrare i rapporti uomo/donna, si scatena in un'astiosa e continua critica agli istinti più bassi e naturali dell'uomo. Un conto è dare i calci ai testicoli dei poliziotti per rivendicare diritti verso lo Stato, un conto è diventare insofferenti nei confronti dei desideri e di quella sana misoginia maschile che in molti casi un uomo naturalmente ha.

Come diceva il grande cattolico Ermanno Olmi commentando la morte di Stanley Kubrick: "il dono più bello che ci ha donato il Nostro Signore è la curiosità". Già la curiosità... immagino che molte donne siano curiose di tante cose e quelle cose grazie alla curiosità diventano immancabilmente desideri da custodire e coltivare: un abito, un trucco, una bambola quando si è bambine, le donne hanno un loro universo privato dentro il quale un uomo non potrebbe né dovrebbe mai entrare.

Anche per gli uomini è così: lo era quando Ulisse decise di abbandonare la compagna Penelope in cerca di qualcosa, di un'idea, di una suggestione, di un viaggio, lo era quando i nostri padri senza sapere una parola straniera superavano la cortina di ferro del blocco comunista in cerca di avventure, lo è oggi quando ci imbarchiamo in un volo per Lettonia, Cuba, Brasile con tanta voglia di scoprire, viaggiare... anche dentro noi stessi.

Perché molte donne non lo sanno e non ne tengono in considerazione: ma l'uomo inizia a desiderare una donna non grazie a uno scambio di parole o di emozioni, a qualcosa in comune con l'oggetto. L'uomo pensa, ama, sogna innanzitutto con se stesso: è per questo che passa ore e ore a masturbarsi. È per questo che, anche fidanzato, spesso passa in rassegna filmati pornografici saltellando di sito in sito alla ricerca di qualcosa che si avvicini sempre più alla perfezione, al sogno originario.

Se un mio amico torna da Rio De Janeiro la prima cosa che mi viene da chiedergli in confidenza è come siano le donne del posto. Una domanda generica, stupida, anche superficiale per certi versi: ma per altri non è così. Non è una domanda idiota perché il Brasile che il mio amico mi racconterà sarà quello che gli è rimasto, quello che ha a che vedere col suo immaginario estetico quotidiano. E grazie a quella piccolissima, scema, triviale domanda io imparo a conoscere il mio amico più in profondità, toccando quella piattaforma inconscia che è alla base di ogni ambizione e di ogni grande cervello.

Io ho passato i miei venti anni innamorandomi di svedesi, norvegesi e danesi, detestando l'Italia e le sue convenzioni sociali: convenzioni odiose, perché, diciamo la verità, da che pulpito viene una predica per un "ciao al pianerottolo di casa" piuttosto che alla ricerca continua dell'esotico, quando a mia esperienza (e non solo) non esiste donna più schiava dell'immaginario piatto e medio borghese, che si traduce in immagini nei valori della TV degli ultimi decenni, della donna italiana?

Quando poi un mio amico mi raccontò delle sue avventure in Russia io cambiai direzione, passando il resto dei miei vent'anni a girare tra Polonia, Russia, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Lettonia, Estonia, Lithuania e via discorrendo: mai, e sottolineo MAI, mi sono sentito un turista sessuale o un opportunista della povertà altrui. Eppure in questi posti ho conosciuto ragazze, mi sono innamorato, ci ho fatto sesso, mi sono scambiato promesse e ho anche, meno di quanto si possa immaginare, offerto cene e drink.

Prendere l'aereo in cerca di una suggestione, di un'avventura, anche di un'immagine è qualcosa di talmente benigno e sano che a farlo sono stati un po' tutti. Era per caso un turista sessuale Claudio Baglioni quando raccontava di aver visto le ragazze "portare i fiori e poi fuggire via"? Perché il viaggio, la ricerca dell'inusuale, dell'immagine potente da Ulisse al più viscido degli "gnocca travelers" sono stati i motori di un'epica romantica maschile fatta di rimorchi, divertimenti, discoteche e scopate e racconti agli amici che a loro volta distribuivano le leggende a pioggia.

È qualcosa che fa parte del desiderio innato dell'uomo, alle prime fantasie che nascono grazie a un porno o a uno spettacolo televisivo di quart'ordine: e quelli sono i mattoni da cui costruire una vita, una personalità. Mattoni che molte donne come lei, signora Lucarelli, definiranno osceni, tristi... roba da sfigati. E forse potrei essere d'accordo se l'anno scorso in Moldavia non mi fosse capitata una ragazza molto bella che mi suonò alla porta della mia stanza d'albergo, con un fiore in mano e tanta voglia di stare con me per quanto non ci fossimo mai parlati e non sapessimo a vicenda una sola parola della lingua altrui. Esperienze che scavavano nel mio passato, nella prima elaborazione, fantasticamente maschile e priva dei condizionamenti sociali e morali del femminismo, del corpo femminile e della voglia di sesso.

La ragazza che mi abita al piano di sopra non sarà mai come una perla della Siberia che vive in mezzo a palazzoni grigi brutti come la morte; mancano il rischio, l'avventura, la scoperta, il gusto della diversità: la curiosità di cui parlava Ermanno Olmi che Dio ci ha donato per vivere la nostra vita come una continua ricerca.

In questi territori la femmina, la donna, la mamma non possono e non devono MAI entrare. Perché una donna non potrà mai capire cosa provai quando decisi di andare da solo in Polonia per un'intera estate, per incontrare una ragazza che poi non ho più incontrato, che non ho più cercato perché capii che non mi voleva più, che era spaventata da me: ebbi altri incontri, altre ragazze, vidi altre città, altri quartieri, altri appartamenti, altre stanze da letto. Ma per quanto l'obiettivo principale fosse svanito, ricordo quel viaggio come importantissimo per la mia vita: perché era un viaggio d'amore, non per una ragazza in sé, ma per un'idea, un'immagine, degli occhi chiari così rari da trovare nel Mediterraneo, un volto e un carattere innocente, meno corrotto dai media rispetto alle colleghe del vecchio bel paese. Un atto d'amore innanzitutto nei confronti di me stesso, dei miei desideri, dei miei piaceri.

Questo è alla base di ogni gnocca traveler e lo dico oggi che sono fidanzato con tutt'altra ragazza, di tutt'altre culture, con una relazione figlia di tutt'altre dinamiche. Ma non posso e non voglio che si maltratti qualcosa che sento mio, qualcosa che sento della mia specie, qualcosa che guardandomi indietro (tra serate a Mosca, Riga, Minsk, Odessa) mi ispira innanzitutto tanta tenerezza.

Quella che in fondo ogni gnocca traveler che rispetti il corpo e la personalità di una "preda" ha.


VP